L’accetta ritrovata Sergio Parodi

L’accetta ritrovata Sergio Parodi

23 Maggio 2020 1 Di infotrial2020

Avevo undici anni quando insieme a mio padre mi recai a vedere, in un sabato di settembre del 1991, le zone che stavano preparando per il Masters Beta in programma il giorno dopo.

Ricordo ancora dove trovammo quel gruppo di persone, impegnate a tracciare una zona lungo un pendio ripidissimo (agli occhi di bimbo quale ero).

Tra di loro un uomo alla ricerca di un’accetta smarrita nel fogliame.

Risalendo la zona avevo notato quell’accetta e così indicai il luogo a quello sconosciuto signore, mi ringraziò, invitandomi al paddock dove mi consegnò degli adesivi.

Conobbi così Sergio Parodi, uno dei personaggi più conosciuti del circus del trial mondiale, genovese classe 1958, da quasi quattro decenni impegnato nel nostro sport.

Da quel giorno del 1991 sono trascorsi 23 anni, il Masters Beta è ancora presente nel calendario nazionale e richiama gli appassionati della casa fiorentina, così mentre ci recavamo a Giaveno, dov’era in programma la seconda tappa del Monomarca, abbiamo intervistato Sergio, chiedendogli di raccontare com’è nata la passione per il trial che, in un secondo momento si è trasformato in lavoro.

Un lungo viaggio che inizia così e che vede Sergio parlare a ruota libera.

“La passione per la moto mi ha contagiato verso gli undici anni, ma ho dovuto aspettare i 14 per il primo motorino.

In famiglia avevo già un cugino appassionato di moto, Giuseppe Grasso, il quale partecipava alle gimkane, manifestazioni con al via anche 150 piloti.

Tutto si sviluppava su una piazza dove venivano posizionati gli ostacoli, i mezzi spaziavano dal motorino alla moto, passando per la Vespa, con i più esperti che adottavano modifiche per guadagnare maneggevolezza, attinte dalle soluzioni adottate nelle trial.

Giuseppe era un talento e qualunque cosa facesse gli riusciva bene, così provò con la moto da trial, io appassionato di regolarità resistetti un po’, poi i miei amici presero tutti il trial e quindi seguii la massa, con una Bultaco 350 che mi fu regalata a 17 anni.

La mia prima gara fu nel 1975 al passo della Bocchetta, al via vi erano piloti come Giovanni Tosco, Pippo Bartorilla, Craviotto e se non ricordo male Albino Teobaldi.

Partecipai ad alcune gare sociali dove i pionieri ci suonavano, avevamo il vizio di accelerare troppo e di usare la terza, così osservandoli iniziammo ad usare la prima e dopo qualche gara risalimmo e risalii in classifica.

Erano gli anni in cui ci divertivamo, spensierati senza avere il minimo problema.

Mio cugino diventò ufficiale Ossa e staccò licenza senior, io lo seguivo e per correre con lui ho cercato di arrivare alla Senior.

Ci riuscii e diventai pilota ufficiale Bultaco, grazie anche al movimento di appassionati che si era creato in Liguria.

Quando arrivai alla Senior Giuseppe smise, così il mio nuovo compagno in gara diventò mio fratello Massimo, che guidava il 50.

Non raggiunsi risultati eclatanti ma riuscii ad essere ufficiale Bultaco per un paio d’anni, dopo passai a Fantic e qui cominciai a fare un lavoro nuovo per l’epoca, quello del seguidores – gregario, di Miguel Xavie Robaci, che lottava con Danilo Galeazzi.

In quegli anni arrivò un giovanissimo di belle speranze, Diego Bosis, che già allora dimostrava di essere un fenomeno.

A Diego, con rispetto parlando, dicevo che era un tappo, visto che era un metro e 40, mingherlino e con il viso lentigginoso; questo sfotto proseguì negli anni e tutte le volte che veniva in negozio gli facevo vedere una foto, per ricordargli com’era.

A cavallo tra gli anni 70 ed 80 organizzammo, insieme al direttore sportivo di Fantic a Castione della Presolana la prima scuola di trial, durò un mese e mezzo, con stage di una settimana dal lunedì al sabato mattina con garetta finale, il tutto studiato per permetterci di andare alle gare la domenica.

Partecipai a qualche prova di mondiale ma con un allenamento minimo, in settimana davo una mano in famiglia per ripagarli degli sforzi che facevano per me.

Dopo la scuola a Castione della Presolana ne seguì una seconda a dicembre e successivamente quelle con Beta, dove come istruttore fu invitato un giovane, Jordi Tarres.

La compagnia con cui mi allenavo e andavo alle gare comprendeva due persone che ancora oggi mi sono vicine, mio fratello Massimo che nella cadetti ottenne buoni risultati e Alberto Piombo.

L’inizio dell’attività commerciale

“Nel 1985 intrapresi l’attività commerciale aprendo la Promotor, da quel momento per promuovere l’attività intensificai l’attività territoriale con manifestazioni in Liguria, prove di campionato italiano e monomarca Aprilia, prima come collaboratore del motoclub e successivamente in prima persona.

Nel 1991 iniziai ad organizzare per conto di Beta il Masters che partì in Liguria.”

Le prime esperienze organizzative internazionali

“Le prime esperienze organizzative internazionali le feci con la ESSEDUE di Spreafico, il quale era il promoter delle manifestazioni indoor in Italia e all’estero.

Riguardo agli indoor ti racconto un aneddoto.

Ricordo ancora quando alle presentazioni della Fantic preparammo con i bancali la rampa per il salto in alto, un ostacolo molto spettacolare, ogni giro alzavamo l’asta per vedere chi riusciva ad arrivare più in alto.

Nel salto in alto Jean Pierre Goy era il migliore, pensa che a fine giornata inforcava un Guzzi V35 ed impennava con facilità disarmante sia sulla ruota posteriore che con l’anteriore!

Pensai con Spreafico di presentare il salto in alto all’indoor di Torino, tra i piloti al via c’era anche Sergio Canobbio, bravissimo in questa prova.

Il risultato di questo esperimento fu quello di vedere il pubblico impazzire, mentre i piloti volavano a sette – otto metri d’altezza.”

Il Team Promotor e Diego Bosis

“Nel 1994 e 1995 organizzammo un team privato con Diego Bosis, con la collaborazione di Beta; l’assistenza e lo sviluppo erano curate da mio fratello Massimo e i meccanici della Promotor.

Per noi Diego era un amico, conoscevamo tutta la famiglia, è stata la passione a portarci a creare una piccola struttura per quelle due stagioni.

Nel 1996 aiutammo Lucio Bertoldo sia nel trial che nello Scooter Cross, insieme a Lucio nello Scooter Cross c’era Beppe Gaspardone in sella a scooter Beta che ci supportava con gli Ark.

Seguimmo anche il supermotard sempre con Gaspardone e giovani impegnati nello scooter cross nelle stagioni successive.”

Il campionato italiano trial

“Tornando al discorso organizzativo dopo il Masters Beta nel 2003 e per sei stagioni, curammo l’organizzazione del Campionato Italiano Trial.”

Il campo trial di Ceranesi, oggi Pro Park.

“Nel 1987 organizzammo come motoclub della Superba una prova di Campionato Italiano, da quell’anno iniziarono i problemi per praticare il trial.

Nacque così l’idea di trovare un area dove praticare il trial e creare una sede per organizzare le scuole trial.

Trovai in Renato Adami, presidente del Motoclub della Superba, un sostenitore con il quale individuammo un area boschiva sulle alture di Ceranesi, con la collaborazione Tucci, titolare dell’omonima trattoria, riuscimmo ad affittare un area.

Trascorsero quattro anni durante i quali si lavorò per ottenere i permessi, poi a piccoli passi l’area si espanse assumendo quella che è la dimensione attuale, che vede la possibilità di praticare anche enduro (con anche tratti da estrema) e minicross.”

Ma l’attività del motoclub della Superba per permettere la pratica del trial non si fermò al Pro Park.

“Dopo il Pro Park iniziammo a ragionare per creare sezioni in varie zone della provincia, con la collaborazione di amici iscritti al Superba.

Con il “progetto sezioni” a Montoggio nacque la prima e fu individuato ed autorizzato un percorso permanente, grazie anche a Giulio Romei, Gianni Lancillo.

Nacquero poi i campi (e le sezioni) di Rapallo con Paolo Forti, Sonia Porcu, Andrea e Claudio Ceccati (che verrà ampliato per permettere anche ai neofiti di avvicinarsi al trial n.d.r) e Santo Stefano d’Aveto, seguì poi quello di Recco.

Tutto ciò ci ha permesso di praticare e promuovere l’attività nel pieno della legalità riuscendo a far crescere l’interesse sportivo ed economico.”

Un’attività promozionale che proseguì arrivando al Mondiale del 2012 a Santo Stefano d’Aveto.

ed oggi con il motoclub La Guardia, sodalizio che ha organizzato manifestazioni quali l’Urban Trial di Varazze e Vado Ligure, il Campionato europeo a Santo Stefano d’Aveto, l’Italiano outdoor al Pro Park, gare di Enduro Estremo ed il Trofeo Monomarca Beta, oltre a manifestazione a carattere regionale.

Le mulatrial

“In Liguria ed a livello nazionale gli appassionati delle mulatrial rappresentano un numero ben superiore dei piloti che partecipano alle gare, trialisti che riescono a divertirsi senza troppo allenamento e la pressione del risultato.”

Come vedi il trial in futuro?

“Per quel che riguarda l’attività territoriale non penso che si ridurrà alla sola pratica nei Campi Trial, il trial avrà un apertura più importante con percorsi permanenti.”


Ringraziamenti

“Sono moltissime le persone che hanno lavorato con noi in questi anni, ne cito alcuni ma la lista è ben più lunga, Luca Tempesta, Massimo Parodi, Giancarla, Lucia, Alberto Piombo, Gianni Sasso, Dino Casalinga, Sara Rivera, Sonia Porcu, tutte le donne che lavorano per il motoclub, i giudici.”

Questa in breva la storia di Sergio Parodi, quarant’anni vissuti in un mondo, quello del trial che, ha vissuto un evoluzione incredibile dei mezzi e delle tecniche di guida.

Un universo del quale Sergio fa parte ed ha contribuito con idee innovative, come formule di gara sperimentali ed altre iniziative atte a promuovere il nostro sport, mosso dalla passione che, lo ha portato ad essere apprezzato spesso, criticato, contestato, ma si sa che commentare è più facile che fare e in pochi possono vantare un curriculum così ricco.