Una domenica con il Fantic 300

Una domenica con il Fantic 300

10 Luglio 2020 1 Di infotrial2020

Ho sempre avuto una passione per la Fantic, probabilmente perchè il 240 rappresentò la prima trial che mio padre acquistò, mettici poi che Donato Miglio correva per il marchio lombardo, fatto sta che per prendere il via nella prova del Trofeo Gruppo 5 ho utilizzato il Fantic 300, “il cancello” come definito da molti, probabilmente la moto di Barzago meno riuscita, caratterizzata da una cronica tendenza a sottosterzare, ma anche la prima con cilindrata di 249 cc al posto dei 212 del modello 240.

Prodotta nel 1984, fu portata in gara da Thierry Michaud e dagli altri piloti della casa di Barzago, facendo, durante quella stagione, da base per la versione prototipo con monoammortizzatore, soluzione entrata in produzione nell’anno successivo con la 301 progress 1.

Salendo in sella a mezzi con almeno un quarto di secolo ci si rende immediatamente conto di quanto i trial si siano evoluti, il peso rappresenta la caratteristica principale, rispetto ad una moto moderna l’ago della bilancia indica un paio di decine di kg in più, le sospensioni non offrono la spinta di quelle attuali, i freni a tamburo hanno una risposta meno incisiva, soprattutto dopo un passaggio nell’acqua, per non parlare della frizione a cavo che richiede uno sforzo alla leva maggiore e dallo stacco impreciso.

Per condurle al meglio è necessario prestare particolare attenzione al posizionamento delle spalle, bacino e caricare correttamente il peso sulle pedane, le reazioni del propulsore sono lente, la massa volanica imponente permette di arrivare in cima all’ostacolo ma in maniera meno spedita.

Fortunatamente gli pneumatici attuali migliorano notevolmente le performance, le Michelin Trial Competition tube type nuove (utilizzate in un primo allenamento) infatti non sono nemmeno parenti di x light al 60 % come grip, inoltre importantissimo è utilizzare benzina a 98 ottani (come la super di una volta) con olio minerale marino per rendere ottimale la carburazione, eliminando fumo e permettendo al propulsore di raggiungere i regimi di rotazione più elevati.

Superato lo sconcerto iniziale che ti fa pensare “ma perchè sono qui”, fase in cui ti accorgi che le moto moderne sono veramente facili da condurre e perdonano molti errori nella guida, inizi a ragionare su come fare per superare quelle serie di curve che a prima vista appaiono banali, ritornano alla mente i primi passi fatti con il trial, le ore passate a girare intorno a quelle due pietre posizionate in piano, la mente elabora traiettorie e punti dove piazzare le ruote perchè tanto il 300 non permette di spostare facilmente e soprattutto la frizione quando è calda trascina.

Seguendo i passaggi dei piloti che prendono parte in pianta stabile al Italiano Epoca comprendi quanto siano abili a condurre simili mezzi, danzando tra le curve con la frizione che raramente viene tirata in causa, tanto più che la maggior parte dei mezzi addirittura è degli anni 70!

A fine giornata cotto a puntino per il poco allenamento e la tensione portata dal non voler rovinare il 300 ripenso a quanto descrittomi a Barzio da Oracio di Todotrial, il quale presentandomi la situazione del fuoristrada in Spagna mi indicava una sensibile ascesa come numero di partecipanti alle gare d’epoca, con anche 200 piloti al via, segno che il vintage ha il suo fascino.