A tutta Canna.Quando rinunciare a praticare uno sport, e passare ad un altro, può aprirti le porte per una nuova e felice carriera

A tutta Canna.Quando rinunciare a praticare uno sport, e passare ad un altro, può aprirti le porte per una nuova e felice carriera

22 Marzo 2023 0 Di infotrial2020

Nello sport ci sono piloti in grado di lasciare il segno anche se hanno corso per pochi anni.

Il più delle volte per aver vinto tanto, altre, invece, grazie ad alcune caratteristiche che li contraddistinguono.

Sergio Canobbio è sicuramente uno dei trialisti più conosciuti, nonostante la sua carriera agonistica sia durata solo pochi anni, la sua caratteristica principale?

Quella di aver sempre regalato emozioni e spettacolo al pubblico.

In Aprilia mentre prova la nuova moto

Ma chi è Sergio Canobbio e com’è nata la sua passione per le moto ed il trial?

“E’ un viaggio che iniziò molti anni fa.

Nasco come crossista e fino al 1980 l’ho praticato correndo in gare a livello regionale poi, viste le spese elevate, passai al trial.

Comprai una Montesa 348 e seguendo i consigli di Fulvio Adamoli, campione di trial che mi disse semplicemente – non devi posare piedi a terra-, partecipai alla prima gara e a sorpresa vinsi.

Così mi convinsi che potevo fare trial e l’anno successivo passai alla SWM prendendo parte al regionale lombardo, dove vinsi tutte le gare, e all’italiano, dove conclusi secondo nella Cadetti.

Nel 1982 debuttai nella Junior con l’Aprilia e conclusi nuovamente secondo alle spalle di Renato Chiaberto, un pilota che era quasi imbattibile.

Lo step successivo fu la Senior, la classe regina, ma qui, ben presto, mi resi conto che nelle prove outdoor non andavo molto bene mentre in quelle indoor vincevo.

Questa mia caratteristica mi spinse a provare ad affrontare le gare facendo un po’ di show ed è nato così il personaggio del Canna, un soprannome che mi fu dato da Adamoli giocando sul mio cognome e su una mia caratteristica, quella del naso lungo.

Alla fine corsi solo tre anni ma partecipai anche al mondiale.”

Con Aprilia in un indoor

Tre anni vissuti intensamente, dopo passasti esclusivamente alle prove indoor.

“Il trial era molto popolare negli anni ’80 e furono organizzate degli indoor in diverse piazze italiane ai quali partecipavano i migliori piloti del mondo.

Una sorta di mondiale dove, nel 1985,  conclusi al quinto posto vincendo anche un paio di prove.”

Trial indoor invernale a Falcade

E a fine gara ti divertivi a fare delle esibizioni per il pubblico e tutto questo portò alla nascita dello Show Action Group.

“Per alcuni anni feci delle esibizioni con Adamoli, ma, nel 1989, insieme a Gino Gaggero e Walter Favarin, iniziò l’avventura dello Show Action Group.

Proseguimmo per diversi anni fino a quando Gaggero smise di andare in moto e gli subentrò Mirko Re Delle Gandine.

Un terzetto che per oltre quindici anni ha portato il trial spettacolo nelle piazze.”

1989 Fantic

Poi iniziò una terza fase, quella attuale delle nuove leve.

“Favarin si infortunò e dovette abbandonare, Re delle Gandine smise ed oggi, dopo varie collaborazioni, si è arrivati alla formazione attuale che comprende, oltre a Matteo Cominoli e Simone Staltari, i giovanissimi Edoardo Brusatin ed Ivan Mezzogori.”

Da Sx Cominoli, Staltari, Brusatin, Canobbio e Roby Billetto voce dello Show Action Group

Hai mai contato quante esibizioni ha fatto lo Show Action Group?

“Sicuramente siamo vicino ai mille eventi!”

Ti sei esibito anche in tv, forse la più famosa fu la partecipazione al Drive In!

“Era il 1985 e Sandro Spreafico, organizzatore di manifestazioni di trial indoor, riuscì ad instaurare dei contatti con i vertici di Canale 5.

Fissi, oltre a me, c’erano Gaggero, Favarin e l’indimenticato Diego Bosis.

Fu un’esperienza incredibile, addirittura la FIAT ci mise a disposizione delle auto nuove per salirci con le moto!”

Il recupero della moto dopo il salto nel Lago Maggiore con la maglia Fantic un giovanissimo Diego Bosis

Il salto in piscina con la moto fu un altro dei tuoi cavalli di battaglia.

“L’idea non fu mia ma di Giulio Mauri che me la propose ed accettai.

La prima volta non fu però in una piscina ma nel Lago Maggiore, per la precisione ad Arona, durante una manifestazione di più giorni alla quale parteciparono anche Bosis, allora quattordicenne, e Jordi Tarres che guidava ancora una bici da trial prima di passare alle moto e vincere sette titoli iridati.

Poi la replicammo al mare ed infine a Calizzano, paese dove vivo oggi.

Povere moto!

“Allora le moto non erano come quelle di oggi!

Con quei mezzi bastava fare attenzione a chiudere il gas prima di finire in acqua e poi, una volta recuperata, capovolgerla per vuotare l’acqua, sostituire il filtro dell’aria e riprendeva a funzionare senza problemi!”

Le tre cose più pazze che hai fatto nella tua vita?

“Non ho ancora finito di farle!

Sicuramente il tuffo in piscina.

La seconda un salto, sempre proposto da Mauri, di oltre 20 metri al termine del quale mi ritrovai con la moto divisa in due ed entrambe le caviglie rotte.

Però alla fine sia io che Giulio fummo contenti del risultato!”

In allenamento al Pro Park di Genova

E la terza?

“Che vado ancora in moto oggi che ho 64 anni e ciò mi da un’immensa soddisfazione!”

Qual è il tuo segreto?

“Una bella dose di fortuna!

Se stai bene tutto è più facile!

Poi tre volte alla settimana vado in bici, due in moto e non faccio fatica perché entrambe le attività mi piacciono.

Infine non ho mai fumato e da anni non bevo più alcolici.”

Sei molto amico di Bou, un’amicizia nata quando hai rivestito il ruolo di tracciatore in diversi indoor italiani, come lo puoi definire?

“Toni è qualcosa di indescrivibile, un campione in moto e nella vita!

La cosa che più mi stupisce di lui è l’incredibile semplicità ed umiltà nonostante abbia vinto 32 titoli mondiali.”

Canobbio con Alberto Bettinotti alla sua sinistra

Oltre ai tuoi show, segui e consigli i giovanissimi alle prime armi, un’esperienza nuova?

“Si, è un’iniziativa nata nel 2020 quando andavo ad allenarmi al Pro Park e non si potevano fare spettacoli.

Non mi reputo un istruttore, perché ci sono tantissimi tecnici molto più bravi e preparati di me, ma mi viene facile spiegare e mostrare cosa fare sulla moto.

Alterniamo le zone a qualche salto, perché il trial è comunque un gioco ed è giusto che i bambini si divertano.

Un’esperienza nata insieme agli amici Sergio Parodi e Alberto Bettinotti, entrambi molto impegnati a creare un bel gruppo di minitrialisti.”

A volte la vita ci mette davanti a delle scelte che ci portano ad intraprendere nuove avventure.

A Sergio Canobbio le ristrettezze economiche hanno permesso di aprire le porte a una nuova e brillante carriera che dura ormai da oltre quarant’anni!

GALLERIA FOTOGRAFICA SERGIO CANOBBIO STORY

Immagini storiche per gentile concessione dell’archivio Mauri- Fontsere